martedì 19 maggio 2009

poesia

Una poesia a cui sono affezionato:

lentamente muore


Ancora su E-book

Leggo su oneweb 2.0. che Scribd aggiunge uno store per la vendita on-line di e-book

Questo il link:
http://www.oneweb20.it/19/05/2009/scribd-aggiunge-uno-store/

lunedì 18 maggio 2009

e-book

A proposito di e-book partendo dal link "schoolBarcamp" del post "Varie prossime date"di Andreas sono giunto al blog di Antonio Tombolini nel quale trovo una breve presentazione dal titolo: "la conquistata felice ambiguità dell’e-book" che segnalo.

domenica 17 maggio 2009

Nativi e immigrati digitali

La definizione di digital natives e digital immigrants è una metafora efficace, e perciò è entrata con successo nell’uso corrente, per descrivere il diverso approccio alle nuove tecnologie da parte delle nuove generazioni, cresciute nell’era di Internet, rispetto a quello delle generazioni cresciute al tempo del libro.
In realtà, ad essere immigrate sono le ICT. Il fenomeno, da un certo punto di vista, non è nuovo.
In fondo, semplificando (molto), si tratta di un’insieme di innovazioni tecnologiche che diffondendosi e diventando fenomeno di massa, stanno cambiando il modo di comunicare con ricadute in tutti gli aspetti della vita delle persone. Ma in passato l’introduzione di nuove tecnologie ha sempre determinato profondi cambiamenti nelle società. Si pensi alla scoperta del fuoco, all’uso dei metalli, all’introduzione della ruota, alla scrittura e poi alla stampa. Ma per restare a tempi a noi più vicini si pensi all’avvio dell’industrializzazione del nostro paese nel secondo dopoguerra e in particolare al fenomeno correlato della motorizzazione di massa. Mi pare si possa stabilire un parallelo tra quel fenomeno e quello attuale della diffusione delle ICT. Quando l’auto si diffuse negli anni ’60 trovò ad accoglierla una popolazione che si poteva come ora dividere in nativi e immigrati. I nativi come ora erano le nuove generazioni nate e cresciute con l’auto, gli immigrati gli adulti cresciuti prima del suo avvento e diffusione. Fu profondamente diverso l’approccio al mezzo e l’impiego che ne fecero le due categorie di utenti. Da una parte i giovani fecero diventare l’auto un oggetto di liberazione dai vincoli della distanza, un oggetto di divertimento e socializzazione, la personalizzarono, ne fecero un’alcova, dall’altra gli “adulti” la usarono come un mezzo che in qualche modo affermava il raggiunto benessere e la considerano un oggetto di lusso da utilizzare nei giorni di festa o comunque per occasioni particolari. Ci volle del tempo per farne un oggetto di tutti i giorni. Anche dal punto di vista della competenza e dell’abilità di guida le due categorie si differenziavano nettamente. A questo proposito ricordo, quando a metà anni ’70 presi la patente, il maestro di guida che si raccomandava di diffidare da quelli che portavano il cappello durante la guida (a portare il cappello non erano i giovani, era in uso presso la generazione precedente).
Per concludere penso che, con tutte le possibili distinzioni ed eccezioni, noi immigrati digitali, per quanto ci si possa impegnare, non potremo mai competere con le giovani generazioni. Loro hanno una marcia in più, mentre noi, come la generazione che ci ha preceduto, in testa … abbiamo il cappello.