giovedì 2 aprile 2009

Modalità di espressione

Riprendo la riflessione iniziata ieri dopo la visione del video di sir Ken Robinson. Le questioni che Robinson espone in modo così brillante sono esattamente ciò che penso. Non solo, esprimono ciò che penso, che io non sarei mai riuscito ad esprimere con la stessa intensità, chiarezza e incisività. Ma neanche lontanamente. Credo che per molti di noi quei livelli siano irraggiungibili, ma che importa, se c’è qualcuno che lo può fare per noi? Ed è esattamente ciò che ha fatto Pierluigi: ha usato le parole, l’immagine, la personalità e l’autorevolezza di qualcuno per dire delle cose che evidentemente condivide. Ha raggiunto l’obbiettivo di comunicare e condividere contenuti. Non importa se non è stato lui materialmente a pronunciare quelle parole, è come se lo avesse fatto.
In fondo ha solo fatto una citazione, ma espressa direttamente dall’autore con quella forza illocutoria che non tutti possiedono. Tutto ciò è stato possibile perché stiamo facendo questo corso, perché ci è stata data la possibilità di esprimerci liberamente, anzi siamo stati incitati a farlo.
Penso alla scuola, alla mia in particolare, a tanti ragazzi costretti a esprimersi entro canoni prestabiliti ormai da secoli: esposizione scritta, esposizione orale. Nessun’altra possibilità. E se provieni da una famiglia, da un ambiente dove non si parla se non per monosillabi? E se non sei predisposto? Sei condannato ad avere nella tua carriera scolastica sempre un voto basso in italiano. Col tempo, a forza di quattro, ti convinci che per te non c’è scampo. Sei negato! E allora perché impegnarsi? Perché studiare? Tanto non c’è possibilità di migliorare. Questo per dire che vi sono tante forme di espressione, basti pensare all’arte, e che la scuola dovrebbe aprire le porte a questa possibilità tanto più ora che le nuove tecnologie, con la loro usabilità ne permettono un facile utilizzo.
Sono rimasto indietro. Non ho coltivato le connessioni, non come avrei voluto. Sono entrato in 'reader' quasi ogni giorno e grazie ai 'feed' ho letto, anche se frettolosamente, i tanti post che hanno proliferato senza sosta (siete davvero vulcanici). Forse qualcuno si sarà chiesto dove sono finito. Ero impegnato con un esame lasciato indietro e che finalmente ho dato e superato, anche se non brillantemente.

Mi torna in mente la metafora dell'orto. Entrarci, rivolgere uno sguardo ai pomodori, all'insalata, ai piselli, notare che andrebbero annaffiati, curati e non fare niente perchè impegnato con altro. Uscirne con un senso di frustrazione dovendo riconoscere i propri limiti. Sono solo un maschio 'mono-tasking'.

Le connessioni, le interazioni hanno un senso se vanno ad alimentare un dialogo con scambi quasi sincroni. Entrare nel dibattito a distanza di tempo sui tanti argomenti trattati diventa difficile, si è fuori tempo e ci si disperde, l'atmosfera intanto si è trasformata. Si può sempre rifletterci sopra a freddo, ma ormai hai perso il calore dell'attimo.



Da quel che leggo, apprendo che siete tutti entusiasti delle nuove competenze che andate acquisendo, delle nuove modalità di utilizzo delle risorse della rete, che ci hanno permesso di uscire dall'ambito ristretto dell'ambiente IUL. Entusiasti soprattutto dell'ambiente collaborativo di costruzione della conoscenza. Anch'io apprezzo questa novità, non che nella IUL non ci avessimo provato, ma lì ci si sentiva limitati, controllati, irregimentati. Effettivamente fuori e con le indicazioni di Andreas è tutta un'altra cosa. Mi mancano ancora alcuni passaggi, ma cercherò di mettermi al passo entrando nel vivo delle questioni aperte. Già intravvedo alcune possibilità di utilizzo dei nuovi strumenti con i miei alunni.



Per prima cosa ho seguito il suggerimento di Andreas e sono andato a vedere il video di Ken Robinson (Do Schools Kill Creativity?) che aveva proposto Pierluigi .Mi ha molto colpito (ho lasciato un post ).