mercoledì 3 febbraio 2010

Grazie Ryan


Conegliano, 02.02.2010
Caro Ryan, non so cosa ti abbiano detto gli insegnanti che ti hanno avvicinato dopo il tuo intervento all’incontro di “cittadinanza e legalità”, ma posso immaginarlo. Anch’io voglio dirti qualcosa che forse ti sorprenderà. Grazie! Non sto facendo dell’ironia. Grazie davvero, perché hai sorpreso, hai scosso, hai messo a disagio docenti e ospiti. Sei esploso! Come te altri hanno mostrato di esserci ponendo domande provocatorie, anche se non sempre pertinenti, altri hanno applaudito mostrando accordo. Anche il tuo è stato un intervento non del tutto pertinente, sopra le righe, forse fuori dalle righe, ma hai (avete) avuto il pregio di far’ emergere la rabbia che avete dentro per le troppe ormai insopportabili ingiustizie di cui, nonostante la vostra giovane età, siete diventati (siamo) testimoni e vittime. Posso capire il vostro stato d’animo: avete da poco lasciato l’infanzia, l’età dell’innocenza, per scoprire un mondo molto diverso e per certi versi molto peggiore di quello che avete immaginato fino a poco tempo fa. Lascia che provi a interpretare il tuo pensiero. Poi mi dirai, se vuoi, se è corretto o se ho preso un grosso granchio. Questi sono alcuni dei pensieri che mi sarebbero potuti venire mente stamattina mettendomi nei vostri panni: «Ma cosa ci vengono a raccontare di legalità se tutti i giorni siamo testimoni di atti e comportamenti che ne sono la negazione, perpetrati proprio da chi dovrebbe essere d’esempio; che grazie ai soldi e a “bravi” avvocati la fa sempre franca o che addirittura si fa le leggi su misura per evitare di essere processato. Cosa ce ne facciamo di belle parole come cittadinanza e legalità, quando ci sentiamo privati del futuro, della possibilità di trovare un lavoro che ci permetta di vivere autonomamente senza dover restare a carico della famiglia fino a trent’anni. Così si uccide la speranza! L’indipendenza economica e l’autonomia decisionale sono le condizioni sulle quali poter scegliere e costruire la propria vita. Come possiamo stare ad ascoltare discorsi sulla legalità quando vediamo che per avere successo conta di più mostrare le tette o far valere le conoscenze di papà; che l’impegno e il merito non servono a farsi strada nella vita. Come possiamo impegnarci e studiare se in questa società impegno e studio non sono valori che contano. Questo è un paese dove a vincere è la mediocrità mentre l’eccellenza è costretta ad emigrare. Di quale cittadinanza parliamo se le menti migliori sono costrette a scegliere l’esilio per poter essere valorizzate? Cittadini di quale paese? Un paese dove ci sono cittadini di serie A, b e perfino di serie c? Certo la legalità si costruisce anche dalle piccole cose, dai comportamenti quotidiani di ciascuno di noi, con l’educazione. Ma perché venite a chiedere a noi di rispettare le regole quando la vostra generazione non è stata capace di farlo, anzi ha permesso di arrivare al punto in cui siamo: un paese di opportunisti, di trasformisti, pronti a stare sempre dalla parte del più forte o comunque dove conviene. Perché venite a chiederlo a noi che siamo gli ultimi, i più deboli? La prima e più efficace forma di educazione non è forse l’esempio? Qual è l’esempio che ci date voi adulti che contate? Non sorprendetevi allora se molti di noi, seguendo il vostro esempio, delle regole che voi ci avete imposto se ne fregano e altri qualche volta si incaz…».
E qualcuno, come te si è incaz… per davvero.

Un altro pregio hanno avuto i vostri interventi: vi si dipinge spesso come una generazione senza ideali, apatica, vittima delle mode, incapace di creatività, di impegno, mediocre insomma. In questa occasione avete invece dimostrato di non tirarvi indietro, criticando addirittura un procuratore della repubblica. Non vi siete nascosti. Avete avuto il coraggio di esprimere il vostro pensiero, contorto, con toni provocatori e perfino verbalmente violenti, ma ci avete messo la vostra faccia davanti ai prof. e soprattutto davanti ai vostri pari di cui vi preme molto il giudizio. Avete mostrato che sotto l’apparente apatia arde il fuoco della contestazione, che è pensiero creativo, un vulcano pronto ad esplodere se si presenta l’occasione.

Forse quello di “cittadinanza e legalità” non era proprio l’argomento sul quale avreste voluto confrontarvi. La proposta nasce più da un’esigenza degli adulti preoccupati per voi, ma non da voi. Se foste stati consultati forse sarebbero emerse altre esigenze. Magari avreste gradito e suggerito argomenti riguardanti la vostra condizione adolescenti, di giovani, di studenti di fronte alle sfide del mondo, della vita, della globalizzazione. Magari avreste gradito confrontarvi sulle difficoltà di comunicazione tra generazioni e tra pari, della difficoltà di stabilire rapporti autentici in un mondo pervaso dalla superficialità. Credo che dovreste cercare, chiedere, esigere, costruire spazi e momenti di confronto. Non solo in classe. Ve lo dobbiamo.

Con affetto il vostro prof. Gian Francesco Camatta

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